Non sono mai stato amante delle esche ready made. Col tempo però la necessità di grandi quantitativi di boilies legata a massicce pasturazioni mi hanno obbligato a scegliere le linee già pronte. Inizialmente ero scettico tanto che a pesca portavo con me un buon quantitativo di boilies self made, poi con il passare del tempo ho iniziato a preferire esclusivamente le boilies ready made per la reale rapidità d’impiego. Un’evoluzione lenta ma inesorabile che però mi ha fruttato catture importanti trasmettendomi il vero potenziale di una boilie ready. Certamente un’esca già pronta non sarà mai comparabile a una preparata a casa e viceversa, ma ognuna possiede potenzialità differenti.
Questo "contagio" è stato lento regalandomi la giusta responsabilità per comprendere dove e come utilizzare un’esca piuttosto che un’altra, sottolineando che la mia scelta si fonda sulle necessità dettate dall’acqua battuta. E’ chiaro, anche il tempo a disposizione mi fa propendere per una scelta oppure per un’altra, tuttavia per la maggior parte delle sessioni preferisco esche ready mentre per una piccola parte solo self.
Non voglio soffermarmi a scavare nella diatriba “self o ready”, desidero però considerare una soluzione che ho adottato per affrontare alcune sessioni impegnative di più giorni dove avevo la necessità di innescare una boilies performante e che spiccasse in modo timido rispetto alle esche di pastura. Il senso di “spiccare in modo timido” è un concetto dedicato principalmente a carpe sospettose che potrebbero insospettirsi di fronte a una boilie ammollata o carica di aromi; il mio target era ed è quindi quello di avere a disposizione un’esca efficace ma molto simile a quelle di pastura e che possa attrarre le carpe in modo irresistibile. Certamente un biglietto da visita irrinunciabile è quello di utilizzare una boilie self made, magari fresca e ancora morbida con inalterate tutte le fragranze percepibili poche ore dopo la cottura.
Come fare?
Le esche self made sono indubbiamente le esche più accettate dai pesci e tanto più saranno ricercate nel tempo, tanto minori saranno le quantità di conservante.
Chi compie pasturazioni imponenti su vasti raggi può notare che in certi casi le carpe segnalano in modo irrinunciabile la loro presenza nell’area pasturata, ma non vogliono assolutamente alimentarsi con le esche lanciate in pastura. I fattori possono essere molti, uno dei quali si connota come una sorta di repulsione alle esche per l’alto contenuto di conservante utilizzato nella filiera produttiva. Certamente può essere un dato che può scontrarsi con una manovra pubblicitaria verso un’azienda che vende esche, ma preferisco indicare come risolvere un problema piuttosto che sponsorizzare biecamente quale esca comprare.
Tornando a quelle carpe in pastura che non mangiano, la loro presenza sarà dovuta alla percezione di un alimento ma qualcosa le bloccherà nell’approfondirne la ricerca; in pratica si troveranno in una situazione di pattugliamento, controllando un piccolo tesoro che non vogliono sia aspirato da altre carpe ma nemmeno loro si vogliono aspirare. Le più grosse probabilmente andranno a cercare cibo altrove.
A volte per sbloccare la situazione basterà una pop ups dal gusto completamente diverso e dal colore particolare, in altri casi servirà semplicemente un’esca diversa sebbene possa essere anche questa commerciale, in tal caso la semplice variazione del gusto stimolerà la curiosità della carpa abbattendo le titubanze insorte con l’esca precedente.
A volte per incrementare una mia sicurezza in pesca e garantirmi sempre inneschi freschi e privi di conservante, scelgo di produrre una piccola quantità di esche self made della stesa tipologia delle ready, ma mettendole sottovuoto dopo appena 36-48ore dalla cottura per un’esca da 20mm. Questa elaborazione mi garantirà di avere l’esca giusta per essere ben evidente sul letto di pastura senza dover insospettire le più grosse a causa di un’emissione aromatica troppo evidente come accade per un’esca "dippata".
È importante però prestare molta attenzione nel mettere sotto vuoto le esche da innesco che dovranno essere posizionate nei sacchetti ben separate l’una dall’altra per assicurare una sfericità perfetta. Nel caso si ammassino, il risultato sarà pessimo conseguendo a una boilie squadrata.
Metto quindi alcune palline in ogni busta, preparando tanti sacchetti quanti saranno i giorni di pesca avendo così esche sempre al top sia se sarà presente alta pressione atmosferica sia se sarà una sessione all’insegna della pioggia.
Una volta creati i sacchetti sigillati preferisco conservarli in congelatore, questo perché il vuoto prodotto dalle “macchine” non professionali è virtuale, e dopo lunghi periodo di conservazione potrebbe minacciare la muffa. Chi possiede invece apparecchi professionali sono certo che potrebbe conservarle senza problemi in un luogo fresco. Certamente questo è un aspetto del carp fishing molto pratico che sarà sicuramente apprezzato sia da chi ama il self made e vuole un’esca sempre al top, ma troverà sicuramente uno spiraglio anche per chi sostiene solo il “già pronto” poiché per preparare qualche sacchetto d’inneschi basterà poco tempo, ottenendo però boilies che potranno dare una svolta all’esito di tutta la sessione.
In ultimo, desidero rilevare che le carpe presenti in pastura con salti ma non abboccano non sono esclusivamente pesci “stomacati” dalle nostre esche. Quello da me riportato può essere una delle mille sfaccettature del problema, mentre in altri casi possono essere carpe che non si alimentano ma sostano in zona aspirando le esche solo di rado. In altri casi ancora sono carpe che già hanno iniziato ad aspirare palline e basterà solo aspettare prima di avere un’abboccata, consci del fatto che questa avverrà solo nel caso in cui il nostro rig sarà perfetto!